Solheimajokul, Dyrholaey, Reynisfjara, Skogafoss,

Monday, July 18, 2016
Vik, Mýrdalshreppur, Iceland
Finalmente ci svegliamo con il sole!
Ci dirigiamo verso Est e dopo una decina di chilometri ci appare ben visibile dalla strada principale la maestosa cascata Skogafoss. Ci fermiamo per scattare qualche foto, ma la cascata è ancora in ombra quindi decidiamo di proseguire e di ritornare più tardi con condizioni di luce migliori.
Riprendiamo quindi la 1 fino al bivio con la 221 che in circa 4 km ci porta alla lingua del Sólheimajökull che scende dalla calotta glaciale del Mýrdalsjökull sotto la quale riposa il vulcano Katla, osservato speciale dopo l’eruzione nel 2010 del vicino Eyjafjallajökull. Dal parcheggio in cui si trovano i punti di partenza per le escursioni attrezzate un facile sentiero conduce al ghiacciaio. Rispetto ai ghiacciai visti in precedenza qui è possibile camminare direttamente sul ghiaccio ed osservarne da vicino la morfologia (crepacci, morene, inghiottitoi). Attenzione, camminare sul ghiacciaio senza l’adeguata attrezzatura può essere molto pericoloso. 
Poiché siamo sprovvisti di ramponi dopo una breve visita (circa un'ora) ci dirigiamo verso il promontorio di Dyrhólaey. 
Purtroppo durante il tragitto il meteo cambia e ritornano le nuvole e il vento forte che ci ha accompagnato per gran parte del nostro viaggio.
Prendiamo la 218 e ci dirigiamo a destra per visitare la parte occidentale del promontorio dove si trova il faro da cui è possibile ammirare la lunga spiaggia nera che si estende fino a Selfoss, il maestoso arco di roccia e la vetta innevata dell’Eyjafjallajökull il vulcano dal nome impronunciabile la cui eruzione nel 2010 ha causato un blocco del traffico aereo europeo a causa della nube di cenere.
Il vento è molto forte e freddo e sul promontorio non c’è traccia di uccelli marini per cui prendiamo il bivio a sinistra e ci dirigiamo nella parte orientale del promontorio che offre un altrettanto bel panorama sulla spiaggia di Reynisfjara. Questo luogo è sede di una colonia di pulcinella di mare che possiamo ammirare in lontananza mentre si fanno cullare dalle onde. Alcuni esemplari cercano di raggiungere i nidi sulla scogliera, ma il forte vento rende loro impossibile l’atterraggio e quindi con una stretta virata e con nostra grande delusione riprendono la via del mare. 
Infreddoliti ci arrendiamo e ci dirigiamo a Vik dove ci riscaldiamo facendo la spesa e cercando (inutilmente) qualche souvenir da riportare a casa. Dopo pranzo ci dirigiamo alla spiaggia di  Reynisfjara seguendo la 215. Il vento forte e le nubi rendono questo luogo ancora più impressionante con il fragore delle onde dell’oceano che si infrangono sui i faraglioni di Reynisdrangar (che secondo la leggenda rappresentano due giganti e una nave pietrificati)  e sui ciottoli neri che formano la spiaggia. Alle nostre spalle il promontorio è costituito da numerose colonne basaltiche che formano una grande grotta chiamata Hálsanefshellir. Alcune belle immagini della spiaggia e di altre località islandesi sono visibili nel videoclip Holocene del gruppo indie fole dei  Bon Iver (https://www.youtube.com/watch?v=TWcyIpul8OE)
Dopo un’oretta in cui Nicola si è divertito a scappare dalle onde e noi a raccogliere sassi un piccolo raggio di sole fora le nubi….un’ultima opportunità per poter osservare da vicino gli elusivi pulcinella di mare….ci proviamo, prendiamo l’automobile e torniamo sul lato orientale di Dyrhólaey.
I nostri sforzi vengono premiati e proprio mentre scendiamo dalla macchina alcuni pulcinella sorvolano le nostre teste e si posano accanto ai nidi a pochi metri da noi...scatti a raffica per immortalare questo momento tanto atteso.
Soddisfatti e riscaldati dal sole riprendiamo  la 1 in direzione ovest per tornare alla cascata Skogafoss che raggiungiamo verso le 17. I raggi sole ora colpiscono la cascata e possiamo così ammirare i numerosi arcobaleni per cui è famosa. Skogafoss è alta 60 m e larga 25 e si getta da quella che un tempo era una scogliera. A destra della cascata un sentiero con 700 gradini permette di risalire tutta la cascata per ammirarla da ogni prospettiva.
Riprendiamo il nostro tour delle cascate concedendoci una breve sosta alle pendici dell’l’Eyjafjallajökull dove presso il Visitor Center  (http://icelanderupts.is/) sono esposte alcune immagini dell’eruzione del 2010.
Raggiungiamo la nostra ultima meta, la cascata Seljalandfoss alle 18, l’ora ideale visto che la stessa si getta per 60 m dalle Highlands (antica costa) verso le Lowlands proprio in direzione ovest. Anche in questo caso i raggi solari ci regalano numerosi arcobaleni.
A rendere ancora più spettacolare la cascato è un sentiero che permette di arrivare dietro il potente getto (doccia assicurata!)
Seguendo il sentiero verso nord per poche centinaia di metri si giunge alla cascata  Gljufurarbui; per poterla raggiungere è necessario infilarsi in uno stretto canyon all’interno del quale troviamo il salto d’acqua. Lo stretto e buio canyon e la luce proveniente dall’alto rendono la cascata molto suggestiva, ma difficile da fotografare a causa dello spazio ristretto (servirebbe un grandangolo spinto), della poca luce e dei numerosi schizzi d’acqua!
Anche per oggi abbiamo concluso il programma di visita; alle 20 arriviamo a Hjardarbol Guesthouse (http://hjardarbol.is/) una sistemazione economica anche se un po’ spartana costituita da alcune casette dotate di bagni e cucina in comune dove trascorreremo due notti. Presso la struttura sono presenti due vasche all’aperto di acqua termale delle quali approfittiamo subito per concederci un po’ di relax prima di cena.
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